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28 ottobre 2025 

Dalle stelle alle lettere: due visioni di etichettatura alimentare tra trasparenza e compliance.

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FSANZ e Nutri-Score: due approcci alla compliance nell’etichettatura alimentare


Interlabeling analizza l’evoluzione dei sistemi nutrizionali fronte pacco e le prospettive regolatorie per il mercato europeo.

La trasparenza delle informazioni nutrizionali è ormai un elemento chiave delle politiche alimentari globali. Sempre più enti regolatori stanno rivedendo i propri sistemi di etichettatura front-of-pack (FOP) per aiutare i consumatori a scegliere in modo consapevole e per promuovere comportamenti alimentari equilibrati.

Quali le implicazioni per le imprese e per la qualità? Quali sono i metodi per il calcolo del FOP in Australia?


In questa direzione si muove Food Standards Australia New Zealand (FSANZ), che ha avviato un importante processo di revisione volto a rendere più chiara e coerente la comunicazione nutrizionale dei prodotti confezionati.

Due le principali linee di intervento:

  1. la possibile obbligatorietà del sistema Health Star Rating (HSR), oggi volontario;
  2. la revisione del Nutrition Information Panel (NIP), per migliorarne leggibilità e coerenza con gli altri strumenti di etichettatura.

L’Health Star Rating: il sistema a stelle dell’Australia e della Nuova Zelanda

Lanciato nel 2014, l’HSR assegna da 0,5 a 5 stelle in base al profilo nutrizionale complessivo del prodotto.

L’algoritmo valuta sia i nutrienti penalizzanti (energia, zuccheri totali, grassi saturi, sodio) sia i nutrienti premianti (fibre, proteine, frutta, verdura, legumi e frutta secca).

Il sistema, finora volontario, mira a semplificare il confronto tra alimenti all’interno della stessa categoria, offrendo un indicatore sintetico della loro “qualità nutrizionale”.

Se entro novembre 2025 almeno il 70 % dei prodotti idonei non riporterà l’HSR, il sistema potrà essere integrato nel Food Standards Code, diventando vincolante.

Il Nutri-Score europeo

Nel contesto europeo, il Nutri-Score rappresenta oggi il principale sistema di etichettatura nutrizionale fronte pacco.

Introdotto in Francia nel 2017, assegna a ciascun prodotto una lettera da A a E associata a un colore dal verde al rosso, in funzione dell’equilibrio tra nutrienti “positivi” e “negativi” per 100 g o 100 ml di alimento.

La sua immediatezza visiva lo ha reso popolare in diversi Paesi dell’UE (Francia, Germania, Belgio, Spagna, Paesi Bassi, Lussemburgo), ma l’adozione resta volontaria e non ancora armonizzata.

 

Due filosofie comunicative a confronto

Pur condividendo l’obiettivo di favorire scelte alimentari consapevoli, i due sistemi si differenziano per approccio e impatto comunicativo.

 

Quali le implicazioni per le imprese e per la qualità? Quali sono i metodi per il calcolo del FOP in Australia?

 

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21 ottobre 2025

La direttiva breakfast e il recepimento italiano 

L’ 8 ottobre 2025 il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto che recepisce la Direttiva Breakfast  direttiva (UE) 2024/1438, come riportato dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (MASAF).

L’intervento normativo si colloca in una strategia più ampia di tutela delle produzioni agroalimentari italiane e di elevazione della trasparenza nei confronti del consumatore, secondo le linee programmatiche dichiarate dal Ministro Francesco Lollobrigida.

 


 

black and red cherries on white bowl

Dal punto di vista delle imprese, la normativa risponde alla necessità di maggiore chiarezza in etichettatura alimentare, tracciabilità e valorizzazione delle materie prime e dei processi produttivi, in un contesto europeo caratterizzato da crescente concorrenza e da richieste più stringenti in termini di qualità e informazione.

Cosa cambia per i prodotti-colazione: miele, succhi di frutta, confetture

Nel dettaglio, il decreto introduce modifiche significative per tre macro-categorie di prodotti alimentari largamente impiegati nella prima colazione: miele, succhi di frutta, confetture.

Miele

  • Per i mieli confezionati è ora obbligatorio indicare i paesi di origine delle miscele, in ordine decrescente di percentuale, nel caso di due o più paesi di origine.
  • Solo se quattro paesi coprono almeno il 60 % del contenuto della miscela sarà possibile non dettagliare le percentuali degli altri paesi.

Succhi di frutta

  • Vengono introdotte le nuove categorie: «succo di frutta a tasso ridotto di zuccheri», «succo di frutta da concentrato a tasso ridotto di zuccheri» e «succo di frutta concentrato a tasso ridotto di zuccheri».
  • Questa armonizzazione risponde alle linee strategiche europee volte alla promozione di una alimentazione più sana e ad una maggiore trasparenza sulle caratteristiche nutrizionali.

Confetture / Marmellate

  • È stato innalzato il contenuto minimo di frutta per definire «confettura» e «confettura extra»: da 350 g a 450 g per kg di prodotto (confettura) e da 450 g a 500 g per kg (confettura extra).
  • In termini percentuali: da 35 % a 45 % di frutta per le confetture, e da 45 % a 50 % per le confetture extra.

Implicazioni operative per le aziende alimentari e per il responsabile qualità

Per le imprese di trasformazione e confezionamento alimentare, e per i responsabili qualità, questo decreto comporta una serie di azioni concrete e punti d’attenzione:

Etichettatura e comunicazione al consumatore

La norma impone maggiore dettaglio sull’origine e sulla composizione delle miscele (es. miele), e introduce nuove categorie commerciali (es. succhi). È quindi necessario verificare che le etichette attuali siano conformi alle nuove definizioni e predisposte per l’adeguamento.

In particolare:

  • per i mieli: analisi delle miscele, percentuali per Paese, eventuale revisione delle diciture.
  • per i succhi a basso zucchero: definizione del parametro di riferimento da cui calcolare la riduzione del 30 %; aggiornamento delle procedure interne per la formulazione, la documentazione e la comunicazione.
  • per le confetture: controllo dei dosaggi della materia prima/frutta, adeguamento del contenuto minimo, adattamento del marketing/prodotto se occorre.

 Tracciabilità e controllo della materia prima

Le nuove disposizioni rafforzano la dimensione della tracciabilità: le aziende devono avere chiara conoscenza e documentazione delle origini delle materie prime, delle loro percentuali, e delle procedure produttive associate.

Inoltre, la filiera dovrà essere allineata per rispondere a eventuali richieste di controllo da parte degli organi competenti o clienti (catene commerciali, conto‐terzi): ad esempio la documentazione delle miscele, la prova dei dati di origine e del contenuto frutta nei prodotti trasformati.

Qualità, posizionamento e comunicazione del “Made in Italy”

L’effetto strategico per il comparto italiano è chiaro: rafforzare la fiducia del consumatore nella qualità nazionale, rendere più trasparente la proposta commerciale ed evitare forme di concorrenza basate su standard più bassi di qualità o trasparenza. Le aziende italiane che già operano ad alto livello possono trarne vantaggio in termini di posizionamento.

È opportuno che responsabili qualità e marketing collaborino per comunicare efficacemente i punti distintivi della produzione (origine, contenuti frutta, basso zucchero, ecc.) in coerenza con le nuove norme.

Revisione dei processi e adeguamento normativo interno

Le imprese dovranno verificare le procedure interne: qualifica dei fornitori, contratti di fornitura, schede tecniche delle materie prime, processi produttivi, richieste di analisi laboratoriali, aggiornamento delle etichette, validazione delle dichiarazioni nutrizionali e delle composizioni.

Il mancato adeguamento potrebbe esporre l’azienda a rischi normativi, sanzioni o contestazioni da parte degli organi di vigilanza.

 Tempistiche e pianificazione

È essenziale definire un piano di adeguamento: analisi dello stato attuale, gap rispetto alle nuove disposizioni, azioni correttive, timeline, coinvolgimento delle funzioni aziendali (produzione, acquisti, qualità, marketing, legale).

Le aziende che operano in filiera internazionale (materie prime da Paesi esteri) dovranno prestare particolare attenzione alla documentazione e all’origine.

Sfide e opportunità nel nuovo scenario

Questo adeguamento normativo rappresenta sia una sfida che un’opportunità per il settore agroalimentare italiano.

Opportunità

  • Le imprese che già rispettano standard elevati possono rafforzare il proprio claim di qualità, trasparenza e origine controllata.
  • La norma può stimolare una maggiore valorizzazione delle produzioni ortofrutticole nazionali (nel caso delle confetture) e del miele italiano.
  • Il marketing potrà beneficiare di narrative di trasparenza e tracciabilità che rispondono alle domande dei consumatori sempre più attenti a “cosa c’è dentro” e “da dove viene”.

Sfide

  • Le imprese che operano con miscele o materie prime non ad hoc dovranno probabilmente rivedere formulazioni e approvvigionamenti.
  • I costi di adeguamento (etichettatura, documentazione, analisi, audit dei fornitori) possono essere significativi, soprattutto per le piccole e medie imprese.
  • La gestione della comunicazione verso il mercato (distributori, consumatori) dovrà essere curata per evitare disallineamenti e riduzioni di competitività.

Conclusione

Per il responsabile qualità e per l’azienda alimentare, il recepimento della Direttiva Breakfast costituisce un momento di trasformazione: non si tratta solo di un obbligo normativo, ma di un’opportunità per rafforzare la propria posizione competitiva sul mercato, valorizzare la qualità, migliorare la fiducia dei consumatori.

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